APPUNTI DI PNL 11.6: A cosa serve un consulente familiare?

Se il vostro lattante non dorme, o si risveglia spesso, disturbando il vostro riposo, se piange frequentemente e non riuscite a capirne la causa, se a volte vi sentite sopraffatti dal carico emozionale, se non vi sentite all’altezza del compito sappiate che, in mancanza di preparazione, potreste compiere gli stessi errori dei vostri genitori: troppo controllo, nessun controllo, troppe emozioni, troppa rigidità, troppe parole (che il bimbo non capisce) o troppo poche (e il bimbo non capisce lo stesso).

Qualunque problema voi abbiate con vostro figlio, appartiene a questo ordine di fattori: mancanza di esperienza (se è il primo figlio), insicurezza personale, conflitto individuale o di coppia, che prescinde dal ruolo genitoriale, scarsa o insufficiente comunicazione di coppia in relazione al compito, mancanza quasi totale di spazi ludici della coppia, problemi di salute o di sonno del piccolo che vi tolgono il riposo e la lucidità sufficiente.

Potrebbe anche essere che vostro figlio sia nei “terribili 2 anni” considerata in America una vera e propria preadolescenza. Il bambino si “fa le ossa” forzando continuamente i limiti imposti, in modo anche del tutto irragionevole, come gestire una situazione del genere?

Ecco a cosa serve un consulente familiare, un osservatore neutrale, esterno, che Non agisce MAI sul piccolo, ma esclusivamente interagisce con i genitori, dandogli quell’ascolto attivo e partecipe, SUL CAMPO, ovvero, nella vita quotidiana, che a volte non sappiamo spiegare all’esterno della situazione, perché troppe cose sono legate all’ambiente e alla situazione specifica.

Un consulente familiare NON è una puericultrice, che imposta il sonno del bambino, agendo sul bambino.

NON è uno psicologo, che agisce in studio, in base ai racconti dei genitori in una situazione emotiva del tutto diversa da quella che poi i genitori si trovano ad affrontare da soli a casa, con il bimbo.

In cosa consiste l’intervento del consulente familiare?

Un’osservazione della dinamica familiare, della comunicazione verbale, non verbale e para-verbale del nucleo familiare e un ascolto attivo delle problematiche in corso.

Il consulente non interviene con ricette preconfezionate, ma  osserva e resetta il sistema comunicativo, se ne nota la necessità. Resetta le emozioni, dando ai genitori la possibilità di uno scambio pacifico di opinioni, intervenendo a sciogliere quei nodi che, nella nuova gestione da 2 a 3 persone. Il piccolo è una persona anche se piccola, con le sue esigenze che rischiano di schiacciare e comprimere fino ai limiti del sopportabile la vita dei genitori, se non adeguatamente preparati, riposati e rilassati.

Il consulente non è un terapeuta, né uno psicologo, né analista, né un pediatra, tutte competenze a cui il consulente rimanda, dove vede chiaramente la necessità di queste figure professionali.

Nello specifico è un esperto di comunicazione e coach emozionale, dato che il carico emotivo, all’arrivo di un bambino, è molto impegnativo, sia per la madre, che per il padre.

Se trovi questi argomenti interessanti e utili, puoi condividere il link e contattarmi personalmente per una consulenza telefonica.

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