Studio Arte Equipe 66: due anni che valgono una vita

Nel 2006 mi sono laureata con una tesi sullo studio d’Arte di mio padre, il maestro Gianpistone. Mi chiederete cosa c’entra questo con un blog di crescita e consulenza familiare, beh, leggete l’articolo e lo capirete, è una delle tante interviste fatte a chi ha vissuto quegli anni. Vi toccherà dentro. Nella foto, Marco e Luca e le macchine costruite per il progetto “Pinocchio” sullo sfondo Mangiafuoco.

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Intervista a Ignazio Rosario Galella

Ignazio Rosario ha 62 anni, vive vicino Genova

Ti spiace ricordarmi il tuo nome e cognome completo?

Io mi chiamo Ignazio Rosario Galella… e questo dà un po’ l’idea della mia natura duplice…sono stato Rosario, per un po’ di anni poi sono diventato Ignazio.

Di cosa ti occupi?

Attualmente sono impiegato ai Beni Culturali… sono archivista direttore all’archivio di Genova…

Ti ricordi in che periodo della tua vita frequentavi lo Studio?

Ho incontrato il maestro nel giugno del 1975…

Che cosa si faceva quegli anni allo Studio?

Gianni ( il leader ) aveva instaurato una sorta di piccola comunità collettivistica… così potremmo dire adesso… persone che lavoravano con lui…come psicoterapeuta, ma Gianni non poteva essere condensato in una semplice definizione… lo Studio era un flusso continuo condensato di persone… amici conoscenti… il sabato, tutti quelli che volevano venire potevano entrare… una sorta di condensato di vita… faceva l’organizzatore coordinatore… ma un po’ dietro le quinte… e noi eravamo un po’ gli attori di noi stessi ( ride)… ma la cosa bellissima era che lui faceva dipingere… aveva trovato questo metodo… era una sorta di Factory… alla Warhol… ma senza le complicanze di Warhol Condividi il Tweet…ma la cosa importante è che ognuno poteva mettersi in discussione come atto creativo Condividi il Tweet partecipando a queste pitture ed era bellissimo vedere persone che non avevano mai preso un pennello in mano… e lui riusciva a fargli compiere quel gesto artistico di fare una pittura… ricordo che c’erano quantità indescrivibile di queste tele dipinte con questo bellissimo modo di fare…

Hai dipinto anche tu?

Si, certamente…

Lo fai ancora?

No… dipingo con la mente… ma questo è un altro discorso…. ( ride) sono in mezzo alle opere d’arte comunque, con il mio lavoro…

Di dove sei originario?

Melfi, provincia di Potenza…un  entroterra culturale molto povero… l’esperienza dello Studio è stata per me totalizzante… è stata la scoperta della lettura… della musica, della pittura… Gianni ci invitava per motivi legati anche ad una sorta di terapia psicanalitica ad approfondire determinati aspetti… ad esempio la lettura di Castaneda… in un momento in cui la droga era al massimo del suo impatto, era un modo per tenerci lontani da questo mondo… per entrarci con l’esperienza…

Avevi l’impressione che la mente si aprisse in maniera… universale… Condividi il Tweet

Ti ricordi la situazione politica sociale culturale, in Italia?

Attraverso questa esperienza io… ho avuto… una sorta di educazione politica… in senso sociale, Nella società c’era…ricordo che c’era un estrema politicizzazione e anche un estremo disinteresse… io ho frequentato lo Studio solo dal 1975 al 1977 però ricordo che, rispetto a questa sensibilizzazione… quando lavoravo già a palazzo Pitti ed è successo l’attentato a via Fani… in quel momento mi sono ricordato della esperienza vissuta a Roma.

E il rapporto con le persone dello Studio, com’erano?

Gianni mi ha dato l’opportunità di… braccio destro non rende piena l’idea… ma… di essere il suo ragazzo di bottega… avevo rapporti pregiudiziali e pregiudizievoli con i parenti… e lui mi ospitò allo Studio perché non avevo casa… ero un aiutante di campo… questo forse ha creato una sorta di conflittualità…con alcuni…ho avuto anche bei rapporti… direi anzi.. passioni di vita, grandi affettuosità… ma anche grandi litigate ( ride) perché la cosa te la sentivi talmente parte di te stesso… che  si discuteva…poi,  ognuno era più o meno riservato…

Cosa ricordi di particolare?

Guarda, mi capita a volte di sognare lo Studio, ricordo perfettamente com’era l’entrata, com’era dentro… ma non ricordo come ci si arriva… ricordo alcune sensazioni… alcuni odori… alcuni spazi…

C’era un momento più interessante allo Studio?

Gianni aveva il rito del the… poi arrivava Marcella con qualcosa da mangiare…io mi occupavo di dislocare… di aiutare a servire queste varie cose…

Ci vuoi parlare di Marco e Luca… che purtroppo non sono più con noi?

La prima cosa che mi aveva colpito di questi ragazzi era il fatto che loro sorridessero sempre… poi ho conosciuto altri con problemi di handicap, ma erano assolutamente chiusi, cupi… La prima volta che li ho conosciuti… un giorno Gianni mi disse:“Valli a prendere che stanno arrivando” … io non avevo capito perché dovessi andarli a prendere… poi quando sono uscito e ho visto che…

(ride) più che scendere dalla discesa… stavano quasi rotolando giù… allora ho capito… mi ricordo il loro sorriso, soprattutto quello di Luca e ricordo anche… le bellissime ore che ho passato con loro, perché ho avuto la fortuna che Gianni mi dicesse di… stargli accanto, non di aiutarli… perché Luca rifiutava qualsiasi aiuto, voleva fare da solo… e con Marco… prima di tutto mi hanno accolto in famiglia… e io ho approfittato di loro ( ride) ma ho fatto un esperienza bellissima all’isola d’Elba… vivere intensamente l’uno con l’altro…non sapevamo le esigenze l’uno dell’altro… ricordo che ci siamo buttati in questa piscina gelida come il marmo (ride) e sguazzavamo felici…

Ricordi manifestazioni all’esterno?

Ricordo che ci si occupò di uno spettacolo in cui tu debuttavi… credo anche Morricone avesse fatto qualche musica…

Morricone aveva fatto tutta la colonna sonora…

Si ma ricordo che avevi un pezzo… che tu ti esercitavi al flauto…

Si aveva scritto una cosa per me… che dovevo suonare dal vivo all’inizio dello spettacolo…

Gianni mi aveva dato parte attiva per  la fattura dei costumi… c’erano diverse persone… ricordo che tu ripetevi continuamente la tua parte… e la frase musicale del flauto che provavi allo Studio… Ricordo che allo Studio si fecero costumi e scenografie…

Cosa ti ha lasciato l’esperienza dello Studio, cosa ricordi?

Ricordo la festa di compleanno di Gianni… che era un evento, una festa in cui si dimostrava la gioia di vivere… di avere dei figli… di avere una famiglia… un lavoro, di avere l’arte… ricordo che gli mandavo sempre dei fiori… Cosa mi ha dato? Beh… ricordo di aver scoperto la lettura… aver scoperto la musica… la poesia…aveva dei vecchi settantotto giri… ricordo che quando ero solo nello Studio… e avevo la disponibilità di stare allo Studio… sentivo questa musica… quindi lo Studio è stato il condensato del periodo della formazione di una persona Condividi il Tweet

Se dovessi descrivere lo Studio a chi non ne sa nulla, cosa gli diresti?

…Entri in uno spazio che è una sorta di caverna delle meraviglie… Gianni ci teneva molto che lo Studio avesse questo aspetto di stupore meravigliato… di scoperta di cose che stavano tutte insieme lì… però era uno spazio organizzato in modo preciso per l’organizzazione mentale e logistica… anche se lì per lì poteva sembrare abbandonato… c’erano i percorsi per le persone che non erano mai entrate allo Studio e i percorsi per le persone che lo conoscevano già… era una sorta di rappresentazione quasi… teatrale… noi ci rappresentavamo tutte le volte che ci trovavamo tutti insieme e poi soprattutto era un modo di conoscere cose mai viste… oggetti delle proveniente più incredibili e disparate, libri particolari… opere d’arte di altri grandi artisti… chi ci entra… entra in uno spazio dove può essere tutto di se… e anche… tutto degli altri. Condividi il Tweet

Chi c’erano fra i frequentatori dello Studio?

Tra le persone che frequentavano lo Studio c’erano i cosiddetti “visitatori” che accoglievi… che avevano conosciuto Gianni e venivano da Enti pubblici, strutture ufficiali eccetera… ma le persone che frequentavano lo Studio erano soprattutto persone che… diciamo che Gianni metteva in atto una sorta di… auto-aiuto, ogni singolo faceva attraverso la pratica della frequentazione degli altri e della manualità artistica… una sorta di terapia di auto-aiuto…

In altri paesi è nato negli anni Ottanta, Novanta… all’estero…

Credi che questa esperienza possa essere utile oggi?

Beh, guarda… ricordo l’esperienza profonda che ho avuto all’Ospedale di Santa Maria della Pietà che stava chiudendo… credo… c’era l’ipotesi di fare un lavoro insieme… sono entrato in uno spazio dove le persone che stavano lì dentro, disadattati… non matti… ma avevano vissuto chiusi lì dentro… down… autistici… c’era questa umanità incredibile… lì mi sono reso conto che il contatto era stato benefico… ricordo che Gianni ne aveva catturato l’attenzione ed erano state… felici per un momento… Gianni aveva un modo molto contenuto di mostrare affetto… ma ricordo che in quell’occasione…  prima di andare via… dette a tutti una carezza, questo me lo ricordo…

Rosario sono… molto colpita da questo che mi dici…

Scusami ma ora.. l’emozione mi travolge ( la commozione gli spezza la voce )(…)

Si può dire che lo Studio ha abbattuto tutti i generi di barriere? Si… è una definizione bellissima… Condividi il Tweet

Era uno spazio non spazio… era uno spazio dove la realtà interna ed esterna delle persone non aveva più confini… come dire… l’atteggiamento quasi tantrico  del “fare” quel tipo di intervento artistico… ti dava modo di uscire da te stesso e allo stesso modo di togliere le barriere che avevi con l’altro e con lo spazio.. perciò ti sentivi realmente… oggi si parla di “bolla sensoriale”… mi viene in mente… nei film dove hai esperienze extracorporee… ecco… lì avveniva… era faticoso anche eh…si lavorava molto su se stessi, non era facile abbattere la barriera esterno/interno… ti stancava ma quando uscivi eri contento…

C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dire?

Guarda… non so…la cosa che… più mi manca, non vorrei sembrare un vecchio babbione… si dice che ci sono momenti della vita che ricordi con particolare emozione… io ricordo la gioia lieve di fare alcune cose e vivere alcune cose… e per esempio la dimostrazione me l’hai data tu oggi è perché… se ci siamo ritrovati oggi dopo trent’anni è… non tanto perché abbiamo condiviso la vita, gli affetti, le passioni, ma abbiamo condiviso dei momenti di gioia assoluta di una purezza di un sentimento che sta lì e che ogni tanto basta sfregare un po’, togliere un po’ di polvere e viene fuori!

La cosa che mi è rimasta sempre impressa di Gianni… sono le risate… con tutte le esperienze che aveva… di sofferenza … lui doveva… sforzarsi di apparire serio, di avere un atteggiamento da burbero… ma dei momenti non riusciva a trattenere…così veniva fuori il suo lato giocoso, il suo lato gioioso… ecco…il suo insegnamento è stato quello di affrontare tutti gli eventi e le passioni della vita, dal lato fisico mentale… la filosofia, la politica… con un giusto atteggiamento di vita… questo credo sia l’insegnamento dello Studio

Grazie Rosario…scusa, Ignazio… ma tu per me sei sempre Rosario…

Ecco io per Adriana, per Marco, per Luca.. e per Gianni, resto sempre Rosario.

2 commenti su “Studio Arte Equipe 66: due anni che valgono una vita”

  1. Malcolm, Norwich, Inghilterra,

    Ho letto tutto, e sono rimasto profondamente colpito dai ricordi. Ho conosciuto Adriana, il marito Roberto, e i due favolosi ragazzi Marco e Luca nelle loro “carozzelle” , e ho anche lavorato con, e insieme a loro. (La povera Adriana, che sapeva anche “andare a fare la calza” era la mia “rappresentante” su Roma. Infatti mi ha presentato a Gianni, che mi ha chiesto, un giorno, “cosa Ti serve il Tuo potere se non puoi mai tovare il tempo a venire a trovare un amico?” Lunga storia! Adesso voglio tentare di chiamarlo per augurargli un buon riposo, mi pare in qualche parte dell’ Umbria, e per ringraziarlo per tutto quello che faceva per me, e per essere ancora oggi la piu grande persona che io abbia mai conosciuto. Grazie, Gianni, amico mio, e non Ti dimentichero mai. Che Iddio Ti benedica. Sempre troppo umile di ricordare la visita nel Tuo studio da Papa Giovanni Paulo Secondo

  2. Translation of the above comment –
    I read everything, and I was deeply impressed by the memories. I met Adriana, her husband Roberto, and the two fabulous boys Marco and Luca in their “carozzelle”, and I also worked with, and with them. (The poor Adriana, who also knew how to “go to knit” was my “representative” on Rome, in fact she introduced me to Gianni, who asked me one day, “What do you need your power if you can never time to come to visit a friend? “Long story! Now I want to try to call him to wish him a good rest, I think in some part of Umbria, and to thank him for everything he did for me, and to be still today the greatest person I have ever met.Thank you, Gianni, my friend, and I will never forget you, May God bless you, always too humble to remember your visit to your studio by Pope Giovanni Paulo Secondo

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