Cosa c’entra Penelope con il Piccolo Principe?

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In realtà non era proprio il Piccolo Principe, ma la Volpe che lui addomesticava, ma se scrivevo la Volpe pensavate subito alla volpe e l’uva… che in fondo anche questo ha attinenza, ma rischio di perdervi, con i miei voli pindarici.

Mi è venuta in mente Penelope.  Poi, in fondo all’articolo capirete perché.

Tutti vogliamo un mondo migliore, a parole.

Infatti la tentazione sarebbe quella di tacere totalmente e buttarmi a capofitto in questa impresa. Poi mi accorgo che il mio modo, la mia utilità a questo mondo è data in questo momento dal mettere una serie di parole, l’una dietro l’altra, per esprimere il mio modo di creare, il mondo migliore. CONTINUA A LEGGERE

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I terribili due anni come sopravvivere?

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In questo articolo vi avevo già parlato dei terribili due anni.

Bambini frustrati e aggressivi? Aiuto!

In coda all’articolo precedente ho detto che vi avrei spiegato la differenza tra FARE ed ESSERE. Ovviamente a livello linguistico conoscete benissimo la differenza, ma nell’applicazione pratica di tutti i giorni cosa implica?

Qualche esempio

La vostra meravigliosa bimbetta di due anni e mezzo vi sta piantando l’ennesimo capriccio. Già prima dell’arrivo della sorellina neonata puntava i piedi e decideva cosa fare e non fare, come a volervi comandare. Ora è un’estorsione continua di richieste, non solo in contraddizione tra di loro “Voglio mangiare a tavola, ma in braccio. No, voglio mangiare al tavolino basso, ma mi devi imboccare!” ma dà proprio l’idea di non sapere cosa vuole. Bingo! Infatti, non sa cosa vuole. Sente il suo regno, la sua supremazia minacciata da un’entità sconosciuta, la sorellina, e non sa che pesci pigliare. Come riottenere quello che aveva prima? Non è assolutamente consapevole che il “prima” non esisterà più. Inoltre tira la corda della vostra pazienza oltre misura, portandovi a pensieri omicidi. Credetemi, è normale. CONTINUA A LEGGERE

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Studio Arte Equipe 66: due anni che valgono una vita

Nel 2006 mi sono laureata con una tesi sullo studio d’Arte di mio padre, il maestro Gianpistone. Mi chiederete cosa c’entra questo con un blog di crescita e consulenza familiare, beh, leggete l’articolo e lo capirete, è una delle tante interviste fatte a chi ha vissuto quegli anni. Vi toccherà dentro. Nella foto, Marco e Luca e le macchine costruite per il progetto “Pinocchio” sullo sfondo Mangiafuoco. CONTINUA A LEGGERE

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Sai perchè sei nato? Te lo spiega Joe lo svelto

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Sono certa di avervi parlato di Joe lo svelto in un altro articolo.

Joe lo svelto è un tipo che non si perde in chiacchiere, quando vuole una “Pupa” ha un approccio senza tenerezze parte subito con un “Facciamo l’amore?” e alla replica “A casa mia o a casa tua?” Dato che si trova già in ascensore con la sua possibile partner risponde deluso”Troppo lenta!” e se ne va.

Ovviamente è un clichè sessista, sia chiaro, ma mi serviva per spiegare un concetto. C’è chi è molto lento a prendere decisioni e chi molto veloce. Nessuna delle due modalità ci garantisce un risultato certo, certe cose fanno parte di noi, poi si può crescere, maturare, cambiare, trasformarsi. Ma in questo caso la velocità, quando esplicito dei percorsi negli articoli, può risultare una crasi, ovvero una sintesi estrema in cui alcune parti vengono saltate a pie’ pari. CONTINUA A LEGGERE

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Sei un creatore di gioia?

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Cose che ho notato vivendo:

la natura ci dà una dotazione: la vita, una famiglia, un gruppo di pari che scegliamo. Con questo mazzo di carte, bello o brutto, non stiamo ad indagare, ciascuno si crea la propria vita: ad immagine di quella del proprio riferimento di crescita, in opposizione, in completa autonomia. Noteremo che ci sono delle cose che abbiamo geneticamente ereditato, alcune ci piaceranno, altre le detesteremo, ma quelle sono. CONTINUA A LEGGERE

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La felicità è facile? Micro-storia dello Studio Arte Equipe 66

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Sull’esperienza con lo Studio Arte Equipe 66 ho scritto la mia tesi di laurea e apparentemente, dato che si occupava di attività socio-culturali, sembra non avere alcuna attinenza con un blog dedicato al lifecoaching e alla consulenza familiare.

Invece di attinenza ce n’ha un mucchio e una sporta.

Immaginate gli anni di piombo a Roma. Anni di attentati e di riflusso. Le persone non escono quasi di casa. CONTINUA A LEGGERE

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Il mio peggior cliente 2

Per chi non avesse letto la prima parte in fondo alla pagina trovate l’articolo precedente

Perché torno a parlare di Fabrizio, il mio peggior cliente?

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Perché mi serve come esempio per tutti quelli che in questi momento sono in una fase di transizione:

da un figlio a due

dalla pausa maternità al ritorno al lavoro

dal fallimento di un’attività all’avvio di un nuovo lavoro

Per passare alla fase due, dovete elaborare la vostra vita attuale e quella che desiderate avere. CONTINUA A LEGGERE

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Il mio peggior cliente

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Ogni riferimento a fatti cose e persone conosciute è da ritenersi puramente casuale

Il mio peggior cliente si chiama Fabrizio

Ha un’attività,  che non va, le spese sono più degli incassi e lavora praticamente gratis, anzi, peggio; fa altri lavoretti, collaterali, con cui tiene malamente in piedi la sua attività commerciale.

La sua è una storia antica. Da ragazzo voleva essere artista, ma si è piegato alle cosiddette “leggi di mercato” adattandosi prima a fare l’amministratore e l’operaio, in una società a tre, ma erano gli anni ottanta e apparentemente le cose andavano bene, poi il commerciante. CONTINUA A LEGGERE

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Genitori, non fate i bambini!

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Mi spiego meglio, non comportatevi da bambini. A volte, quando mi cercate per un consiglio, ho l’impressione che facciate i capricci voi!

Anni fa lessi, e condivisi su fb l’articolo di un giornalista, Claudio Rossi Marcelli.

Era il 2013 ed ero una semplice coach, senza uno specifico indirizzo alla consulenza familiare ma questo articolo mi colpi e mi colpisce ancora oggi per la sua efficacia. Il metodo del Marcelli in sintesi evidenzia tutte le ansie del genitori le aspettative in un acronimo decisamente poco fine ma molto chiaro nella metodologia. L’acronimo è: ducdc  ovvero,  datti una cazzo di calmata. CONTINUA A LEGGERE

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Dal S.A.R. alla gratitudine permanente in 30 mosse

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Creo un dialogo immaginario

TU:”Scusa Susanna, ma a me della gratitudine importa un piffero! Qui ci sono: le bollette da pagare, il bambino che mi piange che mi fa diventar pazza, mio marito che ha la motilità di un bradipo e il capo che mi fa le poste per vedere se arrivo in ritardo, vuoi che la gratitudine mi cambi qualcosa, scusa, ma siamo seri!”

IO: “Hai ragione, le bollette sono quel che sono, il bambino che piange manda ai pazzi, il marito bradipo ci mette del suo e il capo NON  ha sempre ragione! Hai ragione!” CONTINUA A LEGGERE

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