APPUNTI DI PNL 8: L’ascolto attivo

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La PNL ci evidenzia l’importanza dell’ascolto attivo.

Viviamo in una società che si crede evoluta e viaggia a mille. Anche per leggere un articolo come questo hai fatto una scelta e scartato altre cose, perché la risorsa-tempo è la più scarsa. Ascoltare “costa” tempo.

Voglio condividere con te la mia esperienza. Da bambini ascoltiamo col cuore aperto, fiduciosi che quello che ci sta dicendo l’adulto o un altro bambino, possa darci informazioni, conoscenza… siamo scevri dal giudizio che è la sommatoria di un certo numero di esperienze e del filtro di queste in riferimento alla realtà.

Per risparmiare energie, il nostro cervello funziona in modo binario: buono/cattivo, bene/male, utile/inutile e così via.

Allo stesso modo, da adulti, ascoltiamo in base a chi parla. Se nella nostra esperienza ascoltare quella persona ci ha offerto risorse, apprendimento, divertimento, scambio proficuo, allora siamo ben disposti. In caso contrario, tendiamo a non ascoltare, poi ad immaginare quello che ci dirà ancor prima di parlare, e la comunicazione non è più funzionale.

Inoltre, siccome non siamo fatti a compartimenti stagni, la nostra mimica facciale e il linguaggio del corpo, dirà ciò che pensiamo, molto di più delle parole che potremmo dire, magari fingendo di ascoltare e rassicurando il nostro interlocutore: “Parla parla, che ti ascolto!” E intanto facciamo altro.

Ti è mai capitato di essere tu, il soggetto non ascoltato? Che effetto ti fa?

Possiamo provare vari gradi di emozioni, dalla più sgradevole e forte, la rabbia, la collera, fino ad avere un vero e proprio scatto di ira, se riteniamo che il discorso che stiamo facendo sia di estrema importanza; fino all’indifferenza più assoluta, se stiamo dicendo qualcosa che non ci coinvolge emotivamente a qualcuno con cui non abbiamo un legame particolare, ad esempio, una barzelletta alla fermata del bus, a persone sconosciute, solo per passare un po’ di tempo.

Nel mezzo un’altra gamma di emozioni, queste positive, date dalla sensazione di essere ascoltati seguiti, anche a livello emozionale, se chi ci ascolta ci manda segnali di apprezzare ciò che diciamo e di empatizzare con le nostre emozioni, sia a livello verbale “Hum humm… si, si… ti seguo, dai dai, dimmi…”, sia dal linguaggio del corpo: il busto si protende verso chi parla, gli occhi seguono i suoi gesti.

L’ascolto attivo è anche un ottimo esercizio di memoria. La persona ci parla e noi ascoltiamo attentamente, concentrandoci sulle parole che usa, come le usa, dove appoggia l’intonazione, se ci sono delle vocali allungate, oppure accompagnate da una mimica gestuale che rinforza alcune parole. Cose che ci indicano quanto sia coinvolto emotivamente da quello che ci sta dicendo.

Un gioco che facevamo da piccoli, era quello di ripetere, parola per parola, quello che il bambino con cui stavamo giocando, diceva. Ecco, questo è un ottimo esercizio per arrivare all’ascolto attivo. Puoi esercitarti per gioco con chi vuoi, per poi ripeterti a mente, le parole che dice. Guarda bene i gesti che fa, se riesci, vedi come sono orientati i suoi piedi, ti diranno molto oltre le parole.

Praticare l’ascolto attivo ti aiuterà a creare empatia che è la base di qualunque rapporto che inizia creando rapport. Il rapport è qualcosa di diverso dal rapporto, ma te ne parlo nel mio articolo a cui ti rimando.

Ricapitolando: ascolta le parole, osserva i gesti, la mimica facciale, l’orientamento dei piedi, la postura.

Per evitare di distrarti e cominciare a pensare ad una eventuale risposta/giudizio, ripeti nella mente quello che il tuo interlocutore sta dicendo, notando dove appoggia la voce e dove allunga le vocali. In ultimo, per esser certo di non interrompere il suo discorso, prima di parlare a tua volta, chiedi in modo tranquillo, se ti ha detto tutto quello che ti voleva dire.

Dato che non devi interpretare con la tua mappa del mondo quello che ti ha detto, chiedi, in caso non ricordassi alcune parole che ti sembravano importanti dal modo in cui le diceva:”Hai detto così? Ho capito bene?”

Non dare soluzioni, neppure se l’interlocutore te le chiede, perché saranno le tue, anche se conosci questa persona da una vita, anche se è tua sorella, tuo marito, un genitore, un figlio.

Per capire cosa fare ti rimando ad altri articoli o a seguirmi nei prossimi corsi a partire dal prossimo ottobre. Alla prossima!

P.S. Ti consiglio una lettura istruttiva e divertente: “Perché mentiamo con la bocca e ci vergogniamo con i piedi” dei coniugi Paese.

 

Foto © Maurizio Vittori

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