Di solito non pubblico cose che ritengo basic di PNL, ma dato che in questi giorni non faccio che incontrare persone incartate completamente nell’inganno del dilemma, non resisto e scrivo.
Poi lo dicevano anche i Latini “repetita juvant”, quindi tocca ripetersi.
Cerchiamo insieme di capire cos’è un dilemma e perché è un inganno. Share on X
Il nostro cervello tende al risparmio energetico. Come lo schermo dello smartphone che se non è usato spesso va in stand by. Il cervello funziona un po’ allo stesso modo. Se non è allenato a guardare le cose da più prospettive, tende al risparmio energetico e ragiona per dualismi. Non è che sia una logica sbagliata. Se siamo al ristorante davanti al menù ci permette di fare una scelta veloce di quel che vogliamo mangiare: tortellini o risotto di mare? Se abbiamo due vestiti preferiti: questo nero che sfina o quello rosso che è più allegro?
Insomma la logica binaria ci fa risparmiare nella maggior parte dei casi un mucchio di tempo e il tempo si sa, oggi più che mai, è una risorsa preziosissima.
Ci sono situazioni però dove questa logica binaria si trasforma nel paralizzante dilemma.
Faccio un po’ di esempi, ne prendo proprio da situazioni che ho osservato in questi giorni:
- resto a lavorare qui, anche se non mi pago come imprenditore, perché non ci sono soldi per me, però sono gratificato dal fatto che mi sento importante… oppure mollo tutto e decido di godermi la vita, però mi sento un verme con le famiglie che dipendono da me per vivere?
- Resto con mia moglie che è piena di delicatezze e che mi tratta come la mia mamma ( nel senso che non si fa sesso) oppure fuggo con l’amante però abbandono i miei figli e mia moglie a cui devo questa seconda occasione di avere una famiglia?
- Mi concentro totalmente su questo progetto che non mi fa mangiare ma mi fa sognare di realizzare me stesso, oppure abbandono ogni sogno e cerco un lavoretto per sopravvivere perché non ce la faccio più a farmi aiutare dai miei che vado per i 40 anni?
Ecco. Come vedete gli esempi sono molto specifici e circostanziati. Le persone sanno benissimo cosa hanno, sanno percepire con precisione millimetrica ciò che fanno, ciò che vivono e come lo vivono. Peccato che si raccontano i fatti attraverso una logica binaria che li paralizza.
Cosa scegliere infatti?
Caso 1: Fare “l’egoista” e mettere per strada famiglie di dipendenti oppure sacrificarsi per loro?
Caso 2: perdere le sue sicurezze e i figli vivendo l’amore della sua vita, oppure perdere l’amore ma fare il bravo padre responsabile?
Caso 3: Dimenticare le ambizioni e “morire dentro” ripiegando sul “lavoretto”? Oppure farmi nemici tutti i parenti e come un panzer andare solo e incompreso verso la meta?
Vedete bene che in base a questa logica, in un caso o nell’altro, tutti e tre sono condannati a perdere qualcosa. Non c’è vincita.
Come l’asino di Buridano, la sensazione è quella di essere assetati e affamati, ma, non sapendo che scelta fare, si muore di sete e di fame.
Questa logica dualistica - O questo, O quello - la logica del dilemma, è la più dannosa in assoluto. Share on XE’ paralizzante. Non c’è soluzione, perché, in un modo o nell’altro, qualcuno soffrirà. E dato che in genere le persone di cui sto parlando, perché, come vi ho detto queste sono persone che conosco e di cui conosco la profonda onestà morale, scelgono di negarsi tutto, di sacrificarsi, per il bene comune. Non sapendo che il bene comune nasce dal rendere se stessi, responsabili senza dubbio, ma anche liberi e possibilmente felici.
Come si esce dal dilemma?
Semplicemente osservando la questione da un altro livello di pensiero.
Se resto sul piano emozionale :”Oh mio Dio non c’è soluzione o io o loro!” non se ne esce.
Se invece comincio a vedere la possibilità di mediare, aprire scenari diversi, assumersi le responsabilità verso se stessi e verso i propri sentimenti, che hanno pieno diritto di esistere, allora la situazione cambia.
Certo è che, se non voglio delegare sul lavoro e mi assumo tutto il carico, tute le responsabilità, lavoro 18 ore al giorno e non mollo perché “Adesso non è possibile!”. Non vedo soluzione.
Se invece immagino che, se muoio d’infarto, loro, i miei dipendenti una soluzione saranno costretti a trovarla, allora vedo il problema da un altro punto di vista. Vedo che sono sostituibile. Vedo che non devo essere l’agnello sacrificale sull’altare dell’impresa che ho costruito.
Nel secondo caso, questo assai delicato, se realizzo che ho sposato una donna meravigliosa, che però non mi fa vivere ciò che io sono capace di vivere a livello amoroso, imporsi e chiedere una terapia di coppia, può essere la soluzione. A quel punto si verifica se ci sono i presupposti per una soddisfazione totale, sul piano fisico, o se si deve valutare una separazione. Però a quel punto consensuale, con il massimo della responsabilità rispetto alle creature innocenti coinvolte, che sono i figli. Certo, ci vuole molto coraggio. Lo capisco.
Ma non è meglio che vivere soffocando ciò che si è?
Terzo caso: la logica del dilemma, le emozioni che è abituata a provare questa persona: rabbia, frustrazione, scarsa comprensione da parte del nucleo familiare, incidono profondamente sulla qualità della sua vita. Il dilemma, sognare o morire di realtà, è un falso dilemma. Quello che c’è da fare è: raccontarsi la vita in un modo diverso, alleggerire le tensioni con una robusta gestione emotiva, che si apprende con un percorso guidato con un coach, e la valutazione di scenari diversi da quelli attuali. Perché le possibilità ci sono, ci appaiono continuamente davanti agli occhi, ma se non abbiamo occhi per vederle, è come se non ci fossero.
Concludendo, se vi sembra di trovarvi nel mezzo di un dilemma, provate a fare un passo indietro e chiedetevi: ma perché me la sto raccontando così questa cosa? Prima che la vedessi in questo modo, com’era la situazione?
E se questa dinamica del dilemma mi “capita” sempre, non sarà che sto facendo risparmiare energia al mio cervello Share on X e che invece le possibilità sono molte più di queste che sto mettendo sul tavolo?
Parlarne con un coach può essere risolutivo. Purchè tu decida di cambiare ottica. Ci sono dei costi in termini di cambiamenti a cui potresti non essere abituato, ma i benefici sono di gran lunga maggiori.
Bene. Alla prossima.
Mi ci sono trovato diverse volte e sempre risolte parlandone con amici in grado di offrirti il “pensiero laterale” ??
Già, il pensiero laterale è una bella risorsa!
Qui esprimo comunque un concetto che ho scoperto leggendo Michael Neill nel libro “Living from the inside out” . Il concetto chiave è che il mondo della formazione tradizionale decreta che dobbiamo imparare a gestire le emozioni, quello non convenzionale, portato avanti in Italia da Andrea Favaretto che è il veicolo attraverso il quale ho conosciuto Neill, sostiene che tutto nasce dal pensiero, quindi non è il mondo esterno che ci condiziona, ma quello interno che crea il mondo esterno.
Una rivoluzione che è legata ad una nuova filosofia di vita.
Alla prossima Gianluca, apprezzo molto i tuoi commenti, continua così 😉