Sai perchè sei nato? Te lo spiega Joe lo svelto

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Sono certa di avervi parlato di Joe lo svelto in un altro articolo.

Joe lo svelto è un tipo che non si perde in chiacchiere, quando vuole una “Pupa” ha un approccio senza tenerezze parte subito con un “Facciamo l’amore?” e alla replica “A casa mia o a casa tua?” Dato che si trova già in ascensore con la sua possibile partner risponde deluso”Troppo lenta!” e se ne va.

Ovviamente è un clichè sessista, sia chiaro, ma mi serviva per spiegare un concetto. C’è chi è molto lento a prendere decisioni e chi molto veloce. Nessuna delle due modalità ci garantisce un risultato certo, certe cose fanno parte di noi, poi si può crescere, maturare, cambiare, trasformarsi. Ma in questo caso la velocità, quando esplicito dei percorsi negli articoli, può risultare una crasi, ovvero una sintesi estrema in cui alcune parti vengono saltate a pie’ pari.

Tornando a Joe quindi, a volte mi accorgo che Joe lo svelto, sono io, con voi. Condividi il Tweet Si. Lo confesso. Rileggo gli articoli e mi accorgo che forse do un po’ troppe cose per scontate, perché materiale sulla PNL adesso in rete se ne trova a tonnellate e gratis. Quindi parto dal presupposto che voi che mi leggete, quelle cose, le cose ovvie, le sappiate già. Come Joe. Joe va subito al sodo, vuole concludere e non perdere tempo in chiacchiere. Ma in questo caso, se parto da questo presupposto, forse devo fare un passo indietro.

Ad esempio, per voi, cosa vuol dire vivere una vita felice?

Io do per scontato che la felicità non sia ottenere tutto ciò che desideri, hai desiderato, desidererai, ma  realizzare la tua migliore versione di te e apprendere a lasciar andare quelle cose che non è nelle tue possibilità materiali ottenere, ad esempio essere una modella di Versace se non sei alta almeno un metro e ottanta, vincere un reality di canto, se sei stonata come una campana … per quanto a Sanremo capiti, ma va bene… insomma in estrema sintesi, alcune carte che la vita ci dà, le possiamo cambiare, altre no Condividi il Tweet Non è che, siccome Bebe Vio vince le paraolimpiadi, noi che abbiamo tutti e quattro gli arti che decidiamo di non andare a vincere le olimpiadi ci dobbiamo sentire delle merdacce, come direbbe Fantozzi! L’importante è essere felici  ciascuno a suo modo, trovando il nostro moode, il nostro elemento, il nostro vivere nel flusso, ovvero avere un allineamento, in termini piennellistici, dei 6 livelli di Dilts. Ne abbiamo già parlato e non sono qui oggi per parlarvi di questo.

Quindi, la felicità, che cosa è?

In estrema sintesi: capire perché sei nato, cosa di buono puoi fare qui ora, in questo momento, per fare la differenza, nella tua vita,  nella vita di chi ami, ad esempio la tua famiglia, nella vita dei tuoi pari e, in una cerchia più allargata,sia nel tuo ambito lavorativo e creativo che in quello sociale e culturale, se quello che fai, ad esempio nel mio caso, tocca anche questi ambiti.

A volte, mi rendo conto, i motivi dell’infelicità nascono proprio dal porsi standard che non sono i nostri. Condividi il Tweet Non solo quelli che i nostri genitori hanno per noi  – e anche quelli che  noi crediamo loro abbiano per noi. Altri motivi di infelicità sono quelli legati al non ottenimento di qualcosa di cui, siamo convinti, una volta ottenuto – sdrà! – life will never be the same  – la vita non sarà mai più quella di prima.

Più vado avanti, più me ne rendo conto: i motivi di felicità sono semplici, e non hanno bisogno di spiegazioni. Anche i momenti di tristezza profonda sono semplici. Al contrario, i motivi per cui le persone si definiscono infelici, sono complessi da spiegare. Perché? Ma il motivo è molto semplice, sono processi mentali che costruiamo per spiegare perché siamo infelici.

Facciamo un esempio:

“Come stai?”

“Male!”

“Perché?”

“E’ morto il mio gatto!” FINE

E’ normale essere triste. Sappiamo tutti che perdere un gatto o peggio, ci farà star male, saremo tristi, per un po’. Per una persona anche molto di più. Ma è tristezza, non è infelicità. La felicità, come l’ infelicità, sono emozioni che creiamo, consapevolmente o, purtroppo il più delle volte, inconsapevolmente. In una perdita il dolore si attenuerà con i ricordi belli, dolci, i momenti condivisi, in cui ci siamo divertiti con chi ora ci manca. Ma non è infelicità, è un mucchio di cose, ma non infelicità.

Ritornando quindi a Joe lo svelto vi invito, qualora sia troppo sintetica quando scrivo, se ci fosse qualcosa di poco chiaro, a scrivermelo voi, in calce all’articolo, chiaro e tondo perché a volte potrei fare come Joe.

Alla prossima

1 commento su “Sai perchè sei nato? Te lo spiega Joe lo svelto”

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