Se ci pensiamo bene nella vita attraversiamo per lo più momenti di transizione piuttosto che di cambiamento sostanziale.
Pensiamo anche solo al nostro essere biologico.
La nostra pelle cresce e le cellule morte vengono sostituite da cellule nuove, il nostro intero organismo viene continuamente rinnovato, se siamo in uno stato di salute. Gli organi filtro, come reni e fegato, lavorano continuamente per eliminare scorie. I polmoni svolgono la funzione di nutrire tutte e cellule con l’ossigeno di cui hanno bisogno. Migliaia e migliaia di operazioni vengono compiute dal nostro corpo fisico, un costante e continuo rinnovamento e purificazione dal cascame.
E a livello mentale?
Prima di addentrarci in un discorso che affronti la parte mentale vorrei invece osservare:
Il cibo ci attraversa e si trasforma, le informazioni, più o meno elaborate attraverso un sistema di filtri, deformazioni, sintesi, riduzioni, elaborazioni e traduzioni, in base ai nostri sistemi comunicativi, ci toccano, ci sfiorano o ci attraversano, lasciando dentro di noi dei segni andando, se ripetuti e reiterati – come ad esempio la martellante informazione sui protocolli covid di questi giorni alla tv – delle vere e proprie cicatrici neuronali, andando ad incidere sui nostri comportamenti sociali, cementati da millenni di vita in comunità umane, sbriciolando questo cemento come un terremoto di magnitudo 10.
Torniamo alla transizione nell’ambito emozionale e mentale: se noi fossimo consapevoli di essere costantemente in una fase di transizione potremmo vivere questo tragico momento di isolamento sociale, di diversa occupazione o inoccupazione, con uno spirito critico che ci permetterebbe di elaborarlo con maggiore consapevolezza e minore impatto emotivo.
Cosa fare?
Innanzitutto utilizzare il tempo, se libero dal lavoro, con le cose che ci riportino al nostro assetto o a ciò che veramente desideriamo nella nostra vita, ricalibrandoci su ciò che realmente ci interessa, un po’ come quel detto di Oscar Wilde che recita: sogna come se dovessi vivere per sempre , vivi come se dovessi morire oggi.
La transizione c’è in ogni attimo della nostra vita, solo che non ne siamo consapevoli, oppure, inconsapevolmente li rifugiamo Share on X Usala a tuo favore, vedila come uno stimolo all’essenziale. Cosa è che veramente importante nella tua vita che non sia materiale?
Facciamo due esempi.
Esempio 1) pensiamo ad una esperienza difficile, ad esempio a stare vicino ad una persona con una malattia terminale; ciò che è difficile non è solo il momento del distacco terreno, ma tutta la fase della malattia che è appunto una fase di transizione.
Così come quando aspettiamo di fare un importantissimo colloquio di lavoro, non intendo equiparare ovviamente questo momento all’esperienza dello star vicino a chi muore, ma se presi singolarmente sono momenti, più o meno lunghi, che ci portano ad una altra fase della nostra vita.
Con ciò cosa voglio dimostrare? Che, tendenzialmente, quando ci troviamo in una fase ideale, non vorremmo cambiasse mai, eppure cambia: gli amori finiscono, le amicizie si disperdono, i lavori si perdono, cosa è che resta sempre costante? Il fatto che la vita è nella sua interezza una “fase di transizione” Share on Xe che se noi la viviamo con la curiosità anziché con la paura, un po’ come farebbe un neonato che di suo non ha mai paura di qualcosa ma si dispone all’esplorazione della realtà circostante, ecco che tutto ciò che accade intorno a noi e nella nostra vita, potrebbe essere visto per ciò che è: una esperienza in più.
Alla fine di questo articolo, qual è la risorsa che voglio offrirvi? Quella di guardare il mondo, come lo guarda un neonato, con curiosità, voglia di comprendere e di agire nel mondo Share on X Noi abbiamo un potere in più, se ne acquisiamo la consapevolezza: agire sul mondo. Ciascuno a suo modo.
Per capire meglio come, proviamo a pensare: se io morissi domani, cosa lascio di me a questo mondo? E da questa riflessione ripartire per dare un nuovo senso sia alla nostra vita, sia a questo momento di transizione Share on X.
Alla prossima!