I terribili due anni: Aiuto!

Siamo abituati a pensare al bambino come ad una persona di piccole dimensioni. Condividi il Tweet

Da una parte questo pensiero ci permette di offrire al neonato o al bambino piccolo, un’area di rispetto, ovvero non considerarlo come una proprietà, solo perché lo abbiamo generato, ma come un essere vivente con dei diritti propri e una sua identità personale. Dall’altra il rischio è che, dato che è mosso soprattutto da istinti e non da raziocinio, interpretiamo le sue intemperanze,  i suoi capricci, come una manifestazione della sua personalità e non come un “prendere le misure” rispetto al mondo circostante.

Come dicevamo qualche riga sopra, il neonato totalmente, ma anche il bimbo fino ai tre, quattro anni di età, non ha parametri razionali sulla realtà, se non quello che gli viene mutuato da noi. Tanto per fare un esempio, se il bambino cade e noi percuotiamo il pavimento nel punto in cui è caduto dicendo “Brutto pavimento, è tutta colpa tua se Maria è caduta! Prendi questo e questo e questo!” Maria crederà realmente che il pavimento ha una qualche responsabilità, perché per una creatura piccola, il confine tra ciò che è possibile e ciò che è impossibile non esiste se non tramite l’esperienza diretta e ciò che il mondo adulto gli trasmette. Quindi, aldilà della stupidaggine di colpevolizzare il pavimento e togliere responsabilità all’incertezza dei passi che compie Maria che cade per inesperienza, quello che noi facciamo è costruirle intorno un mondo fantastico, che in molti casi è bello e utile, in questo specifico, no. Anzi. E’ diseducativo.

Ma torniamo al bambino di due anni. Tutto istinto. Quello che vuole, prende, quello che è intorno a sé, lo considera tutto “suo” come se il mondo fosse il suo regno e lui un piccolo monarca anche un po’ despota. Diffidate del bambino che condivide tutto. A meno che non sia cresciuto in una famiglia numerosa e quindi abituato a condividere, il suo istinto dice: tutto mio, niente tuo. E anche: faccio quello che voglio, tutto quello che voglio, perché voglio così.

E’ in grado di urlare, scalciare e piangere, fino allo sfinimento perché di suo, non ha parametri. Finchè non siamo noi a dargliene.

Quando il bambino fa un capriccio NON è un’espressione di PERSONALITA’. E’ un’espressione di POTERE. Condividi il Tweet Ricordiamoci che il bambino non sa dove finisce questo suo potere, finchè non glielo ricordiamo noi.

E’ utile il NO secco?  Se sta provando ad attraversare la strada da solo si, anche fermandolo per un braccio. Innanzitutto la tutela della sua persona, ovviamente. Ma il no, senza gestione della frustrazione è insufficiente.

Mi spiego: vuol fare una cosa inopportuna, buttarsi in piscina vestito e fanno 10 gradi, vuol mangiare il secondo gelato prima di cena, vuol restare a giocare ed è l’ora di tornare a casa, lo si ferma, gli si dice di no e poi si gestisce la sua frustrazione dicendo:”Capisco che ora vorresti … ( quel che vuole fare) ma ora non si può. Capisco che sei arrabbiato, mi dispiace, ti capisco, ma va così. So che ti senti comandato e che questa cosa non ti piace, ma io devo ( e ci mettete quello che dovete fare, preparare la cena, andare a fare la spesa ed altro) quindi è no!”.

Il bambino all’inizio potrà sentirsi sopraffatto dal vostro potere, ma è giusto così.

Non è in grado di capire, non perché non vuole, ma proprio se è piccolino, non può.

NON compensatelo MAI con promesse del tipo:”Se ora non piangi ti compro quel gioco che…” oppure “Babbo Natale ti porterà quel dono che vuoi tanto!” Soprattutto perché create in lui questo ancoraggio di potere: ogni volta che grido e faccio storie, ottengo qualcosa, quindi mi conviene farlo sempre. Condividi il Tweet

E’ chiaro il concetto?

Quindi il “NO!” da solo non basta. Siate fermi, siate calmi. Siate logici. Non promettete ciò che sapete che non manterrete. Non promettete ciò che non è giusto promettere. Condividi il Tweet

Piuttosto siate empatici con la sua frustrazione, fategli capire che vi dispiace che lui sia arrabbiato, ma non entrate in competizione con lui, né gridando più forte, né impuntandovi perché “Anche se è piccolo deve capire!”. Non può capire proprio perché è piccolo e non è ancora razionale. Vuole tutto e subito, come un animaletto.

Poi svilupperà la sua razionalità, se gli vengono dati dei parametri logici. Da voi.

Alla prossima.

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