Parlo dunque comunico? Ma anche no!

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C’è questa grande ingenuità di base: parlo, quindi comunico bene.

Dato che tutti parliamo, tutti crediamo di essere in grado di avere una buona comunicazione. Mi spiace smontarvi questa credenza. Saper emettere suoni in qualsiasi lingua, non equivale a comunicare efficacemente.

questo è comunicare bene vediti il video

Facciamo un primo distinguo basato sui tre postulati della comunicazione:

  • si comunica sempre, ovvero non si può non comunicare.
  • non importa ciò che parte ma importa ciò che arriva.
  • La mappa ( la tua concezione del mondo) non è il territorio ( non è il mondo).

Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Assiomi_della_comunicazione Gli assiomi della comunicazione furono elaborati dalla scuola di Palo Alto (California), di cui uno dei maggiori esponenti fu Paul Watzlawick, ed indicano degli elementi sempre presenti in una comunicazione. Se volete scartabellare su wikipedia.

Sinteticamente vorrei darvi un po’ di dritte se volete trasmettere qualcosa e fare in modo che il vostro o i vostri se più di uno, interlocutori, comprendano che cosa gli state dicendo.

Parliamo quindi di public speaking ovvero parlare in pubblico.

Se parli in pubblico non solo devi conoscere i tre postulati della comunicazione e applicarli, non solo devi conoscere la comunicazione persuasiva che io preferisco definire seducente, ovvero che adduce a te le persone, ma devi proprio essere esperto di comunicazione in pubblico.

Parlare ad una persona è diverso che parlare ad un gruppo di persone.

Negli anni in cui ho lavorato all’interno della struttura di HRD, azienda che si occupa di formazione da oltre venti anni, ho imparato la cura minuziosa del particolare, che va dalla disposizione delle sedie e della lavagna nella sala, alla distanza, orientamento delle sedie stesse, dall’oratore. Particolari importantissimi se vogliamo coinvolgere in modo uguale tutte le persone presenti.

La voce meriterebbe poi un capitolo a parte e sono stati scritti molti libri su questo tema, uno dei più interessanti è “I colori della voce” di Ciro Imparato che, da doppiatore eccelso e quindi attore, ne sapeva proprio di tutti i colori!

Mi ci vogliono più di tre settimane per preparare un buon discorso improvvisato” ( Marc Twain)

Veniamo ora ad un po’ di indicazioni fondamentali, premettendo che questo  non vuole essere un modello esaustivo, ma solo uno spunto per un percorso di formazione che dovrebbero fare tutte le persone che parlano in pubblico.

  • Il luogo che ho scelto per la mia presentazione è giusto? Acustica, spazio vitale, condizioni ambientali, sono ottimali per i miei ospiti?
  • Chi sono i miei interlocutori? Li conosco? Se non li conosci devi saperli coinvolgere teoricamente conoscendo il VAK, ovvero i sistemi rappresentazionali delle persone, ma solo questo meriterebbe un articolo a parte. Se non conosci il VAK, userai variabilità vocale, quindi voce timbricamente acuta, media e bassa; variabilità ritmica: veloce, normale, lento; variabilità di potenza: sussurro, normale, voce portata.
  • Cosa voglio trasferire? Qualsiasi cosa tu voglia trasferire, il veicolo è sempre emozionale. Vuoi emozionare? Emozionati tu per primo.
  • Sai cosa vuoi dire? Conosci l’argomento da trattare? Non c’è niente di più noioso per il pubblico, che sentire una voce monocorde che legge una slide proiettata sul muro. Meglio dire una cosa in meno, però che passi dal cuore, che voler essere esaustivo a tutti i costi. Riempi la testa della persona e non gli resta nulla.
  • Sai essere interessante? Sai sorprendere l’uditorio? Sai mantenere desta l’attenzione?
  • Sai usare bene le parole tecniche? La risposta è si, se poi le spieghi con parole semplici, comuni a tutti. In PNL si dice :comunicazione sapientemente vaga.
  • Sii breve nei periodi del discorso. Non fare una secondaria di una secondaria di una secondaria. Il sole splende. Punto. E’ un’assioma, E’ inoppugnabile. Se dici: “Il sole splende ma nel deserto brucia poi ci sono le persone che soffrono con gli occhi e allora vanno dal dottore che poi bisogna vedere che dottore è…” ADDIO! Ti sei perso tutta l’attenzione.
  • Ti muovi nello spazio? La dinamica del corpo mette in moto la dinamica vocale, ti verrà naturale fare delle variazioni indicate al punto 2 . Ti permette di guardare tutti o almeno dare quella sensazione nel pubblico, cosa che mantiene desta l’attenzione. Se stai per dire una cosa importante: STOP fermati e cambia tono di voce.
  • Ti sei fatto una scaletta o una mappa mentale? Potrai buttarci un occhio per controllare di aver trattato tutti i punti che volevi toccare.
  • Fai partecipare il pubblico attraverso il sorriso, si chiama edutainment: educare attraverso il divertimento.
  • Ti prepari un aneddoto, una storiella, una barzelletta? Soprattutto all’inizio, scalda l’uditorio e predispone all’apertura e all’ascolto attivo.
  • C’è qualche citazione che ti piacerebbe fare? Una o due sono utilissime, sia all’inizio che alla fine, danno un senso di completezza e soddisfazione nell’ascoltatore, si sente coinvolto emotivamente e culturalmente, sia che la conosca o no; certo il personaggio citato deve essere conosciuto da tutti: Ghandi, Mandela, persone di questo calibro.
  • Sai essere autorevole? Lo sguardo è diretto? Il gesto è sicuro? Il passo ampio? Avere uno sguardo dimesso e un passo incerto non è una bella carta da giocare quando si parla in pubblico. Esercitati.
  • Al punto 2 ti ho chiesto se conosci i tuoi interlocutori. Prima del tuo discorso probabilmente se è un incontro per pochi, ti saranno presentati, memorizza il nome. Il nostro nome è un richiamo affettivo, è la cosa che abbiamo sentito di più nella nostra vita. Ci piace essere chiamati per nome.
  • Lo sai che tuo corpo parla più di te? Postura, gestualità, respirazione sono i cardini di una buona comunicazione non verbale. Il respiro deve essere ampio ed armonico.
  • Sai vestirti in modo adeguato? Tu rappresenti il tuo gruppo, vestiti trasandati o troppo aderenti o sgargianti, capelli di mille colori distraggono da ciò che vuoi dire e tolgono autorevolezza a te e al discorso che fai.
  • Osserva e ascolta il tuo pubblico mentre esponi, incoraggia la comunicazione da parte loro attraverso domande, anche ovvie:”State bene?” Vivacizza e ti rende reattivo e proattivo rispetto alla comunicazione che stai facendo.
  • In termini di public speaking cercati un modello osservando i grandi oratori e adotta quelle strategie comunicative che senti congruenti con te, che si confanno alla tua sensibilità e natura.

Citando Salvatore Marino :”Averotta stabanza, per questa azzuffazione è tutto, buonasera!”

2 commenti su “Parlo dunque comunico? Ma anche no!”

  1. hahahaha iniziato male con Obama…finisce meglio con Marino! 😛

    scherzi a parte, molto ben fatto e aggiungo che secondo me la miglior comunicazione avviene quando si parla con il cuore aperto…

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