L’attesa creativa

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E’ molto tempo che non scrivo un articolo.

Piuttosto che scrivere cose rimasticate ho dato tempo ai progetti che seguo.

Su una cosa però ho riflettuto. Sono una persona entusiasta, le cose in cui credo mi galvanizzano e, cosa di cui mia madre amabilmente mi prende in giro, nella mia vita mi sono fatta prendere da tante passioni. la curiosità è una spinta propulsiva del mio modo di essere. Così, di curiosità in curiosità, ho appreso tante cose che, in apparenza non avevano attinenza l’una con l’altra. Non mi sono mai posta il problema “A cosa mi servirà?”

Steve Jobs era appassionato dei font di scrittura, cosa che fece schizzare in alto le vendite della apple quando la microsoft stava ancora a carissimo amico con i caratteri di scrittura. L’originalità crea un brand, se sapientemente veicolato e in questo Jobs era un maestro. Quando da ragazzo si era appassionato ai font non l’aveva certo fatto pensando “A cosa mi servirà?” Era curioso. Quidi, se posso darvi una indicazione, se una cosa stimola la vostra curiosità, seguitela. Condividi il Tweet

Un'altra cosa su cui ho riflettuto in questo periodo di quanto la vita, apparentemente, sia una lunga attesa di cose che succedono. Condividi il Tweet

Apparentemente.

Perchè in realtà accadono continuamente delle cose, solo che noi non ci facciamo caso Condividi il Tweet

essendo il nostro focus concentrato su quello che “vogliamo che accada”. Tutto il resto, apparentemente, sembra essere una inutile, decorativa, fastidiosa, perdita di tempo.

Ma.

Non è proprio così.

I figli piccoli possono essere estremamente faticosi, snervanti, pericolosi per se stessi, per fratellini o sorelline più piccoli/e. Molti genitori si domandano: sarà capace di superare questa difficoltà? Sarà sempre così caparbio? Riuscirò a fargli capire questo pericolo? Perchè continua a farmi diventare matta con questa insistenza? Ce la farò a tornare ad avere una vita in cui ho uno spazio?

Questa e altre mille domande vorticano nella testa dei neogenitori.

Per non parlare di quelli che hanno bimbi più grandi o adolescenti.

Credo che perfino mia madre continui a farsi domande su di me.

Gli adolescenti e anche i tardo-adolescenti, quelli che pur grandi non hanno la capacità economica di andarsene, potrebbero avere questa percezione di immobilità.

E qui arriviamo al punto: dalla condizione di genitore non si esce mai, saremo sempre attenti al benessere dei nostri figli. Però. C’è un però. Ad un certo punto potremmo tornare ad aver un nostro spazio. L’attesa è apparentemente lunga. Già quando andranno a scuola elementare un po’ di respiro in più si avrà. E anche il tardo adolescente se ne andrà, se veramente lo vuole.

Anche chi non ha figli potrebbe comunque essere in attesa di qualcosa. C’è chi è in attesa di andare in pensione, ha un lavoro che ama, ma che gli costa fatica fisica o mentale o entrambe. Chi fa un lavoro che non ama affatto e cerca di evadere con attività ricreative anche di scarso valore, pur di non pensare a quanti anni dovrà restare in prigione lavorativa. I privilegi di uno stipendio corposo fisso pare spengano in queste persone il desiderio di vera libertà. Ma per parlarne andrei off-topic.

Quello su cui volevo soffermarmi è che, vista in questo modo, la vita pare un lungo tempo di attesa che le cose cambino quando quello che va cambiato è il nostro atteggiamento riguardo tutte queste cose.

La vita è un continuo cambiamento, se sappiamo viverla in questo modo. Se sappiamo percepirla, come una trasformazione.

Se abbiamo il coraggio, la volontà e anche il supporto di un coach, che ci diano gli strumenti da applicare nel quotidiano, sottolineo questo aspetto, di attività da svolgere quotidianamente finchè non diventa automatica,  di uscire dallo schema precedente che ci fa vivere la vita in un perenne stato di immobilità.

Siamo abituati a stupirci delle capacità creative della natura. Ma sono le stesse che abbiamo noi.

Il web è pieno di video di persone che fanno cose incredibili. E la cosa strana è che ci sembra più credibile che una persona senza arti scali una montagna o nuoti come un pesce, piuttosto che pensare che anche noi abbiamo questo potere.

Questo potere nasce dalla scelta che facciamo ogni giorno di apprezzare il fatto che possiamo camminare, respirare, muoverci. Invece diamo per scontato tutto e quindi non facciamo niente. Condividi il Tweet Mettiamo scuse: il partner depresso o oppressivo, il collega inefficiente, il figlio che esige le nostre attenzioni e ci dimentichiamo il nostro potere creativo. Un potere creativo che possiamo esercitare soprattutto, nei tempi di attesa. Anzi, direi quasi esclusivamente, nei tempi di attesa, dato che poi, quando verrà il momento della esplicitazione di questo potere, non dovremo fare apparantemente niente, se non seguitare a fare quello che abbiamo già fatto: vivere il più intensamente possibile.

Come si attiva questo potere?

Cominciate col respirare. respirate attivamente, come un atto di volontà e non solo come un’attività riflessa del nostro sistema nervoso. Una respirazione inconsapevole è del tutto diversa da una respirazione consapevole.

In questi giorni mi sono approcciata, in modo molto semplice e senza alcuna pretesa di esserne esperta, alla respirazione Kundalini, che normalmente è connessa allo Yoga Kundalini. E’ una respirazione potente, esclusivamente dal naso e l’ho applicata – orrore ed abominio diranno in molti – alla zumba che faccio in palestra. Sembra non azzeccarci nulla, però mi permette di avere più energie di chi ha la metà dei miei anni.

In estrema sintesi, quando non sapete raccapezzarvi, avete una empasse emotiva, fisica, mentale, cominciate col respirare.

Dal respiro nasce la vita, ossigenerete il cervello tutti gli organi e potrete aprirvi a nuove connessioni.

Buon lavoro!

 

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