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Parlo dunque comunico? Ma anche no!

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C’è questa grande ingenuità di base: parlo, quindi comunico bene.

Dato che tutti parliamo, tutti crediamo di essere in grado di avere una buona comunicazione. Mi spiace smontarvi questa credenza. Saper emettere suoni in qualsiasi lingua, non equivale a comunicare efficacemente.

questo è comunicare bene vediti il video

Facciamo un primo distinguo basato sui tre postulati della comunicazione:

  • si comunica sempre, ovvero non si può non comunicare.
  • non importa ciò che parte ma importa ciò che arriva.
  • La mappa ( la tua concezione del mondo) non è il territorio ( non è il mondo).

Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Assiomi_della_comunicazione Gli assiomi della comunicazione furono elaborati dalla scuola di Palo Alto (California), di cui uno dei maggiori esponenti fu Paul Watzlawick, ed indicano degli elementi sempre presenti in una comunicazione. Se volete scartabellare su wikipedia. CONTINUA A LEGGERE

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intervista al Maestro Gianpistone dalla tesi su SAE66

Come vedrete dall’intervista, il Maestro Gianpistone è un fuoco di fila di ricordi, racconti, episodi di vita vissuta, un fiume inarrestabile di passioni, interessi, cultura, impegno sociale, ricerca. Ho lasciato l’intervista con i riferimenti agli altri paragrafi della tesi, così, se ne avete voglia potete andare a cercare tra gli altri articoli. Buona lettura.natura-mirabilis-opera-dipinta-gianpistone-1986-1990-790481b6-b237-42b0-8da5-19bafa5240ab

Capitolo III
Le interviste
III. 1
Intervista al maestro Gianpistone
C’è una cosa molto importante da dire… che un allievo di Mcluhan, venne allo Studio, perché voleva cercare di conoscere il nostro modo di procedere… non ricordo il suo nome…era interessato a fare una ricerca sullo Studio…non è più tornato in America, è andato a vivere in Israele…ha fondato una comunità…forse un kolkoz… CONTINUA A LEGGERE

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Arte, cultura, socializzazione, una utopia realizzata dal Maestro Gianpistone

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Prosegue la pubblicazione della mia tesi di laurea sullo Studio Arte Equipe 66 del Maestro Gianpistone, un progetto rivoluzionario di arte, cultura e socializzazione attraverso le arti, portato avanti in uno studio magico, che vi ho già descritto più volte. Il motivo per cui pubblico la tesi è per dimostrare non solo la fattibilità dell’arte come strumento di socializzazione, oggi è semplice crederci, ma pensate negli anni sessanta quanto era rivoluzionaria questa idea, ma per dimostrare la necessità di questo strumento per la connessione tra gli esseri umani. Allo studio si realizzavano anche manufatti, quel che segue è la storia di due progetti. Buona lettura. CONTINUA A LEGGERE

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Viaggiare con le mani: le maschere antropologiche di Gianpistone e dello Studio

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Quel che segue è la descrizione sintetica del progetto di realizzazione delle maschere antropologiche, ideato e realizzato dal Maestro Gianpistone con il gruppo dello Studio Arte Equipe 66, di cui ho fatto parte. Pubblico questa descrizione per dare l’idea di quale fucina lo Studio fosse in quegli anni e, per lo stesso motivo per cui ho scritto la tesi oltre 10 anni fa, Per chi non avesse letto i paragrafi già pubblicate, immaginate uno spazio di 380 mq  soppalcato, con oggetti di viaggio, musica classica diffusa in tutti gli ambienti, profumi  ed oggetti etnici, dipinti del Maestro  e molte persone intente al lavoro. CONTINUA A LEGGERE

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Studio Arte Equipe 66 un po’ di storia

Continuo a pubblicare i paragrafi della mia tesi di laurea, oggi un po’ della storia dello Studio Arte Equipe 66.

Dal 1974 al 1988 è stato il luogo della mia formazione culturale principale e leggendo capirete perchè.

La mia teoria, ma non solo mia, è che il mondo ha bisogno di cultura e che la cultura è bellezza.

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Cronologia degli eventi culturali e manifestazioni pubbliche promossi da Gianpistone e la sua equipe dello Studio CONTINUA A LEGGERE

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Socializzazione e creatività per il benessere

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Come già da qualche settimana a questa parte, proseguo la pubblicazione della mia tesi, paragrafo per paragrafo. Il senso di queste micro-frazioni di tesi è aprirvi ad un mondo che è realmente esistito e che ho vissuto, per 13 anni della mia vita, un’esperienza privilegiata che ho condiviso con altre persone. In tutte ha lasciato un segno positivo e valoriale profondo.  Per dar modo anche ad altri, di conoscere questa esperienza e poterla riportare in vita, che ho scritto la mia tesi. CONTINUA A LEGGERE

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La stimolazione sensoriale per l’unità armonica della persona

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Nei giorni scorsi mi è caduto l’occhio su un programma televisivo per piccini. La cosa che mi ha impressionato è che invitasse i bambini a riempire delle campiture di colore, premendo dei tasti.

La cosa peggiore che si può fare ad un bambino, per impedirgli di crescere, è evitargli l’uso del tatto e del gesto fisico legato ad un risultato visivo. Oggi si privilegia molto il senso visivo, a sfavore di altri sensi, ma questo ha delle conseguenze notevoli nella vita dei nostri figli. Per questo motivo oggi proseguo la pubblicazione della mia tesi di laurea attinente la sociologia delle ARTI che, guarda caso, tocca l’argomento tattile. CONTINUA A LEGGERE

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Una utopia che ha preso forma

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Un’utopia che ha preso forma

Continuo a pubblicare, paragrafo dopo paragrafo, la mia tesi, volendo indicare con essa, un percorso praticabile per un resettaggio socioculturale della nostra società.
Da un punto di vista storico metaindividuale, l’utopia esprime l’anticipazione avveniristica che fa perno sull’esigenza di una società alternativa. Le società industrializzate traducono questa esigenza nella romantica contrapposizione fra razionalità e irrazionalità e nell’acritica concezione del cambiamento sociale e della rivoluzione.(…) Si postula l’equazione tra cambiamento e miglioramento. Il progresso diviene una sorta i religione laica. (…) Manca la coscienza problematica che il progresso non è una fatalità cronologica, che non è sufficiente andare avanti per andare bene. (Ferrarotti, 2001, p. 123)
Questo articolato pensiero del Ferrarotti ci permette di individuare alcuni delle riflessioni che hanno portato alla nascita di un’utopia come quella dello Studio, sbocciata dall’entusiasmo di un’artista, seguito da un gruppo eterogeneo di persone che hanno creduto nella formazione di una società alternativa. Ne testimoniamo la sua esistenza per l’importanza che questa utopia continua ad avere oggi, nella nostra società, per una possibile estensione ed applicazione della metodologia di intervento, per la rilevanza che il suo esperire ha rappresentato e per le sue implicazioni in ambito sociologico e culturale. ; senza allontanarci troppo dal campo ora indagato dalle nostre ricerche, il fatto che tra le altre cose il materiale più usato allo studio fosse la cartapesta, materiale povero, di riciclo, che rinasceva a forma artistica-artigianale, era uno degli elementi che ci avvicinano alla problematica assai scottante e attuale dello sfruttamento delle risorse energetiche e l’utilizzo delle fonti di energie rinnovabili. Fare tesoro delle risorse che ci vengono da altre culture, conoscenze che ci hanno preceduto, è stato un altro riferimento per il gruppo dello Studio, che ha affrontato la ricerca e lo studio delle maschere antropologiche per conoscere dall’interno le culture dei popoli che già cominciavano ad affacciarsi, come migranti, nel nostro paese. Il Ferrarotti ci ricorda che (ivi, p.124/5): “ (…) la tradizione può essere autenticamente rivoluzionaria nel senso che i semi e le promesse in essa contenuti non sono stati ancora inverati sul piano storico effettivo.” Non siamo qui ad indagare le motivazioni per cui della tradizione, nelle sua più vasta accezione, non è stato fatto tesoro per problematiche legate al profitto e un’economia mondiale che viaggia in direzione contraria all’umanità, ma riconosciamo che, sempre con il Ferrarotti (ivi, p. 125):
Le società industrializzate (…) tendono a misurare il loro “progresso” ( tra virgolette nel testo) unicamente in base a variabili economiche anche importanti(…) ma sono mute o al più balbettano di fronte ai problemi veri della convivenza, come la qualità della vita, la riduzione dell’ingiustizia(…) La loro razionalità formale (delle società industrializzate)(…) è strumentalmente disarmata di fronte alla necessità umana.(…)La sua perfezione tecnologia è priva di scopo.
A quella tradizione rivoluzionaria ha fatto riferimento lo Studio, la sapienza che vi giungeva attraverso le fiabe de le Mille e una Notte, dalla conoscenza delle centinaia di rituali a cui erano legate le maschere riprodotte. Per certo non tutti i membri dello Studio avevano capacità intellettive e culturali per comprendere la ricerca e il lavoro che si svolgeva, ma senza distinguo intellettivi, , nelle proprie difficoltà fisiche o culturali, comunicative o di apprendimento, , dove si procedeva insieme, perché il percorso era già conoscenza, era già una tipologia di vita nuova, che prendeva atto delle necessità umane. Società come convivenza di uguali, la definisce il Ferrarotti che aggiunge (ibidem): ” (…) l’utopia che offre alle società storiche e alla loro quotidianità imperfetta la mèta ideale verso la quale indirizzare le energie e rispetto alla quale misurare la propria statura storica.” Una società, a nostro avviso, è tanto più evoluta, quanto più è capace di procedere armonicamente tra progresso scientifico, equità sociale, condivisione di immanenza e trascendenza. A conferma dell’importanza dei valori immateriali nella società contemporanea ecco come ci redarguisce il Ferrarrotti, (ivi, p. 134) nella chiusa del suo testo:
Il progresso tecnico non è sufficiente. La tecnica è una perfezione priva di scopo. Non crea valori. E’ solo l’eterno ritorno dell’identico. La grande illusione all’inizio del secolo ventunesimo è da vedersi nello scambio fatale di valori strumentali con valori finali. CONTINUA A LEGGERE

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Gianpistone e lo Studio Arte Equipe 66

Quel che segue è un estratto sintetico della mia tesi di laurea. Pillole di consapevolezza sul’importanza dell’Arte come strumento ermeneutico di crescita. Gianpistone, un artista unico che, al culmine della sua carriera, invece di inseguire le mete del successo facile, del denaro e della fama individuale, fa una scelta radicale a favore dell’Umanità.

filiformi-in-rossoCome nasce l’idea dello Studio: CONTINUA A LEGGERE

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Cosa c’entra Penelope con il Piccolo Principe?

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In realtà non era proprio il Piccolo Principe, ma la Volpe che lui addomesticava, ma se scrivevo la Volpe pensavate subito alla volpe e l’uva… che in fondo anche questo ha attinenza, ma rischio di perdervi, con i miei voli pindarici.

Mi è venuta in mente Penelope.  Poi, in fondo all’articolo capirete perché.

Tutti vogliamo un mondo migliore, a parole.

Infatti la tentazione sarebbe quella di tacere totalmente e buttarmi a capofitto in questa impresa. Poi mi accorgo che il mio modo, la mia utilità a questo mondo è data in questo momento dal mettere una serie di parole, l’una dietro l’altra, per esprimere il mio modo di creare, il mondo migliore. CONTINUA A LEGGERE

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